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Tutti si proclamano efficientisti. I più, addirittura, si battono senza remore affinché i servizi funzionino alla perfezione, mettendo al bando ogni sorta di discrasia. Anzi, ogni responsabile di disservizio… per come è invocato, deve essere severamente punito, anche con la gogna pubblica, non ultimo con il carcere duro!
Ma, quanti slogan dobbiamo sorbirci, in questa palude di disincanto? Ancora peggio nel futuro, sempre più annegati nella retorica del perbenismo ostentato, giammai tradotto in fatti di ordinaria normalità?
Ecco lo spunto, forse meglio definibile casus belli: la consolidata consuetudine, ormai tollerata, di non rispondere più al telefono se sei chiamato, specie (e, in moltissimi casi) se trattasi di un telefono allocato negli uffici pubblici.
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Se è vero che il popolo dei tifosi della Nazionale di Calcio abbia reagito con sdegno all’insuccesso dell’ennesima esclusione nella squadra da competizioni internazionali, è altrettanto palese che una vera e propria crisi dell’intero settore sia in atto.
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Non sempre professare La democrazia si traduce nella sua attuazione. Anzi, non raramente coloro che ne ostentano i valori sono quelli che, oggettivamente, nel loro agire quotidiano, ne tradiscono l’essenza.
Il concetto stesso di democrazia implica la consapevolezza dell’Eteros (l’Altro, il Diverso da te), ma paradossalmente la stragrande dei soggetti che si autodeterminano quali Modelli di democrazia non ammettono pareri, opinioni e nemmeno pensieri divergenti rispetto ai loro, talché, per una forma deviata di aristocrazia intellettuale (ovviamente faziosa ed artificiale), rigettano ogni forma di pensiero/altro!
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Lo smarrimento ed il disorientamento stanno gradualmente prendendo piede, dilagando nei loro effetti, attraverso un triste e diffuso fenomeno di Presunzione alla rovescia che a sua volta, discende dagli assunti giuridici della Presunzione di innocenza, ma all’opposto.
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Sembra un paradosso, eppure sta diventando una costante che non meraviglia più nessuno, se non qualche sparuto gruppetto di disillusi che ancora ci credono… Di cosa parliamo? Ecco: la disabitudine a ricevere affetto.
Sì, è una triste realtà, ma la tendenza a non credere più che chicchessia possa essere disinteressatamente affettuoso vero l’altro sta diventando una costante, verificabile a braccio, così come a campione!
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È indubbio che in questa fase, più che in altri momenti della nostra storia contemporanea, l’acuirsi degli eventi di guerra che si combattono in territori quasi a noi limitrofi, desta gravose preoccupazioni in merito a ciò che potrà avvenire.
In vero, l’informazione erogata dai media nazionali e di settore appare alquanto sistematica e puntuale talché, ad esempio, gli aggiornamenti continui permettono all’opinione pubblica di avere una visione generale sul divenire dei due conflitti che, al momento, interessano l’Europa più da vicino, ovvero quello Russo/Ucraino e quello della Striscia di Gaza.
Ciò detto, ne discende una considerazione, utile e, se vogliamo, configurabile anche di servizio. Cioé: ad un procedere lineare dei flussi di notizie che i media, nel loro insieme, riescono a diffondere, non sempre corrisponde un adeguato riscontro, in termini di valenza delle notizie divulgate, da parte della stessa opinione pubblica. Essa, sembrerebbe, assumere (nel caso di cui sopra) le notizie di guerra alla stessa stregua di qualsiasi altra informazione mediatica. Di fatto, ad esito della continuità di erogazione dell’informazione, la percezione dei destinatari tende a consolidare uno dei rischi più problematici delle comunicazioni di massa di questo nostro tempo: il mancato distinguo tra ciò che è più importante (nella fattispecie, le questioni belliche in atto) e quanto possa esserlo, in questa fase, molto di meno (ovvero, le varie cronache della politica di consumo, il gossip, lo sport, e così dicendo).
In altri termini, la miscellanea delle informazioni diramate dai media, a fronte del debole filtro che, per varie ragioni, non connota adeguatamente i processi di discernimento del singolo fruitore degli stessi media, eleva il concreto rischio di assimilazione, ad esempio, dello spettro di una potenziale guerra nucleare tra potenze nazionali pronte a tutto per l’intento di fare valere le proprie ragioni, con storie di coppie scoppiate o con cronache mondane di questo o quell’altro ambiente.
Tale rischio, latente ed insidioso, è fortemente prevedibile, se non già in essere.
Sul cosa fare per ovviarvi, è onere complesso che, in ogni caso, resta in capo alle responsabilità di tutti noi!
Giancarlo Caroleo