LA TORPEDO BLU

Ritorna “La Torpedo Blu”, breve momento di piacevole revival di quei mezzi che hanno positivamente segnato una porzione del nostro vicino passato, rubrica che utilizza, per darsi un connotato, lo stesso titolo di una famosissima canzone del Maestro Gaber il cui valore, anche nel suo caso, il tempo non cancella!

 

 

Aveva un nome evocativo, tra i tanti modernismi di quegli anni: il Garelli Katia (versione più di moda del nome Caterina…), cinquantino di ridotte dimensioni e ruote piccole, ma ergonomico e funzionale per circolare in città. Erano gli inizi degli anni sessanta. Le case costruttrici di motocicli si dilettavano in sperimentazioni che risultavano, tutte, di successo, capaci di soddisfare le crescenti esigenze della mobilità urbana, dell’economicità e della funzionalità.

La 600 Multipla, icona della storia della motorizzazione di massa italiana, ha lasciato un segno indelebile, divenendo un Classico che premia la creatività e l’ingegno italiano.

Messa in produzione da FIAT nel 1956, ha rappresentato una geniale sintesi tra funzionalità, utilità e gusto estetico. Un mezzo tuttofare, al servizio della gente comune, dell’impresa e dell’intera società degli anni sessanta.

Quelli degli Anta la ricordano con nostalgia, quella mitica Lancia Y10, agile, versatile, scattante ed economica nella gestione.

Montava il solido Fire 1000 cc e di serie aveva la quinta marcia, ma anche il climatizzatore.

Fino a qualche anno addietro alcuni mezzi erano considerati Brutti, in quanto tali. Brutti e basta, senza replica.

L’elenco di tali obbrobri automobilistici non era corposo, ma alquanto significativo. Ad esempio, la Fiat Duna Berlina che, per anni, anche dopo la sua uscita dal mercato, era annoverata, nel senso comune, tra le auto più brutte di sempre. Lo stesso dicasi per la linea ex Innocenti: i modelli Elba, specie la Station Wagon, fino a tutte le Koral, compresa la sua versione spider.