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E’ stata un’ottima idea, negli ormai passati anni settanta, quella di trasformare una classica vettura di segmento “C” in un grintoso “Rally”. Ebbene, detta trasformazione si è tradotta in un gioiellino, tecnicamente adeguato e, soprattutto, di “bella presenza”: faretti posteriori della “Fiat 850 coupè”, bordatura nera della fiancate con scritta “rally” con carattere grassetto minuscolo, calandra sportiva, fari antinebbia, interni ridisegnati con volante in cuoio o legno…insomma un gingillo, bello anche al termine delle sue esibizioni sullo sterrato, sebbene infangato ed impolverato!
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Per paradosso, nel “Tempo della visibilità”, le auto ne permettono sempre di meno!
Non è un gioco di parole, la una reale evidenza: le auto di oggi, sicuramente sicure, avanzate, tecnologiche, a norma e bellissime, non offrono però una visuale adeguata a chi le guida. Le superfici vetrate, soprattutto per quanto riguarda il parabrezza posteriore ed anche quelle degli sportelli lato guida e passeggero, sono sensibilmente più ridotte rispetto alle auto prodotte fino agli anni 80, erodendo sensibilmente la visuale. Ciò determina serie difficoltà, soprattutto per i guidatori meno esperti, facendo aumentare le situazioni di pericolo, ad esempio, in manovra, così come in prossimità di incroci e innesti su strade extraurbane.
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Lo spot era unico e vincente: “Risparmiosa, comodosa, stilosa”. Era veramente così: la grande Fiat Uno, un progetto “in”, vanto della creatività italiana d’un tempo
Era un’auto “immensa” per le sue caratteristiche. Assumeva in sé funzionalità, grinta comodità, bella presenza, economicità, scatto, sportività, eleganza, efficienza, utilità, compattezza e quant’altro a ciò detto correlabile!
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Titolo forviante? No. Solo realistico.
Se, cari lettori di Pole Position, l’automobile oppure la moto, il camion o anche un pullman sono “di più” rispetto a sei semplici mezzi che utilizziamo per spostare persone o cose, assumendo così un profondo connotato di identità funzionale all’Essere ed al Saper Essere di ciascuno, di un Gruppo sociale, di una Nazione, di una realtà territoriale, è altrettanto plausibile che detti “mezzi di trasporto” siano, anche a domanda, veramente “mezzi” e non “un fine”.