Sono tanti e diffusi a macchia d’olio. Sempre di più. Pronti ad entrare, per come si suol dire, a gamba tesa su tutto e su tutti.
È la scienza che più ridonda: il mondo degli stizzosi.
Esserlo, in verità, è una dote, quasi… un pregio!
Oggi, però, tende a valere di meno perché è assai diffuso. Chi è stizzoso, di fatto, è un Eroe. Certamente, un eroe del nostro tempo, incapace (alias non - capace) di connettersi con l’Altro, che lo si intende come “avverso”, cioè antagonista ed ostacolo da abbattere.
Nonostante da più parti si invochi empatia, comprensione, senso di convivenza civile, la verve dello stizzoso prevale sempre. In qualsiasi circostanza. Chi lo è, lo manifesta, liberamente.
Le performance proprie dello stizzoso sono note ed inequivocabili: asprezza nel comunicare, sgarbati nel dire, egocentrismo fuori luogo e tanta, tanta arroganza in sé.
Senza alcuna ragione…
L’essere stizzosi, però, si consenta di dirlo, è anche un segno di democrazia ed eguaglianza di genere, non per altro, ma il sol fatto che esserlo non fa differenza di genere. Alla bisogna, chicchessia lo è, maschio o femmina che sia. Ed anche, chi lo è, lo sa anche fare, e bene.
Ai pochi altri fuori dai ranghi, non resta che fungere da cavie, eterni assaggiatori di chi fa dell’asprezza l’elemento dominate del suo essere, senza limite alcuno.
Paradossale si manifesta, al contempo, l’ostentazione dell’opposto dello stizzoso, quasi a guisa di preambolo dell’Alter ego o, addirittura, come anticorpo di ciò che non si vorrebbe essere. Semmai, l’essere stizzoso (o, indifferentemente stizzosa) rende più… felici e forti, rappresentandosi come la corona più decorata della pochezza e della mediocrità.
Tanto, è quanto!
Giancarlo Caroleo