PARAFRASANDO QUA E LÀ

Spaccato di varia Umanità, interpretato nel segno del buon senso, della propositiva ironia, del fare "Pro", giammai del fare "Contro".

Che l’indifferenza sia stata considerata, da sempre, strumento coercitivo e di reazione, così come alla stregua di un’arma difensiva, ovvero d’attacco (nelle dinamiche più raffinate), è un dato di fatto. Altrettanto vero è che la dimensione dell’indifferenza medesima, nella sua più complessa definizione di specifica condotta morale, etica od anche strategica, attiene (e debba realizzarsi, semmai), solo all’interno delle relazioni personali e private, luoghi a ciò deputati o deputabili, salvo eccezioni di sorta.

Fa specie, invece, l’utilizzo tout court della condotta dell’indifferenza, nell’ambito delle relazioni istituzionali, sociali pubbliche, allorquando il non rispondere anche a fronte di richieste formalmente definite, diviene routine e, nei casi più conclamati (che stanno prendendo piede…),   l’unica regola di riferimento.

Nonostante i rimedi che i vari decisori (istituzioni e non) hanno tentato di porre in essere, gli esiti continuano ad essere insoddisfacenti. Ad esempio, non sono rari i casi in cui neanche uffici preposti a specifici servizi istituzionali non diano riscontro nemmeno alle tanto celebrate PEC (che, nell’ottica del legislatore, avrebbero rappresentato, finalmente, l’approccio più certo…), od anche i casi di contatti telefonici, di posta elettronica e quant’altro di più definito che, di fatto, risultano non funzionanti o inibiti all’atto del loro utilizzo. Né Ministeri e congeneri fanno eccezione: gli scrivi, li contatti con mail (PEO o PEC), tenti di telefonargli, ma l’esito è quasi sempre uno ed uno solo: non risponde nessuno… Paradosso della dinamiche è che, nel nostro tempo del post post industriale nel quale gli arnesi digitali, gli ambienti coperti da rete interner, facebook e similari soppiantano lo scibile: ciononostante, i riscontri sono quasi pari allo zero.

Perché tutto questo? E’ overdose di dati? Trattasi di affollamenti digitali?

Avrei, nel merito,un’altra idea, alternativa ma, forse, più realistica: che non si tratti solo ed esclusivamente di cattiva educazione?