LA TORPEDO BLU

Ritorna “La Torpedo Blu”, breve momento di piacevole revival di quei mezzi che hanno positivamente segnato una porzione del nostro vicino passato, rubrica che utilizza, per darsi un connotato, lo stesso titolo di una famosissima canzone del Maestro Gaber il cui valore, anche nel suo caso, il tempo non cancella!

 

 

Fino a metà degli anni ’90, soprattutto in FIAT (che era ancora tale), era prassi consueta concludere il ciclo di produzione con Modelli Unificati delle auto che avevano riscosso maggiore successo commerciale.

Si trattava di allestimenti che comprendevano in parte gli optional disponibili durante la produzione ordinaria forniti a pagamento su specifica richiesta del cliente (sedili reclinabili, quinta marcia, climatizzatore, sedili con stoffe pregiate e/o poggiatesta…) ed in parte le migliorie tecniche che via via avevano interessato i singoli modelli della linea (modifiche dell’albero motore, freni a disco, rapporti di marcia…).

Tale processo di Unificazione del modello, circoscrivendosi nell’ambito dell’ottimizzazione del prodotto, assumeva anche valenza di conclusione del suo ciclo commerciale. Ebbene, tanti esempi di Modelli Unificati hanno portato all’apice tecnico e commerciale veicoli storici, come la mitica 500 (modello R); la 600 (con la variante 750); la 850 (con la Special Unificata); la 124 (versione 1300 cc e calandra nera); la 127 (versione 900 cc/5 marce/rifiniture Special); la Ritmo… fino alle meno fortunate Bravo/Brava e Marea (costruite sulla medesima piattaforma meccanica).

Ciò detto, si trattava sempre di soluzioni dinamiche ed utili, che permettevano al cliente di potere acquistare un prodotto certo e provato, affidabile e curato anche a livello estetico, dando modo di valorizzare in sé il bene, a fronte dell’investimento prodotto (spesso attraverso sudati pagamenti rateali, ovvero attraverso le ormai inusuete cambiali e tratte).

Nel panorama attuale tutto questo non c’è più, spazzato via dalle politiche commerciali imperanti, sopravvalutate per la loro sostanza, che hanno determinato un fenomeno opposto: quello del Modello Unico. Infatti, a differenza del Modello Unificato (che era, in effetti, l’evoluzione delle diversissime versioni che rendevano ricco e variegato un mercato dell’auto che diveniva nel corso di tutto il ciclo produttivo dei singoli modelli), il Modello Unico di oggi è semplicemente questo: tante auto costruite con diversi marchi su medesime piattaforme tecniche, utilizzando non più di un paio di motorizzazioni probabilmente assemblati altrove, con forme ed allestimenti standard per cui le auto sembrano tutte uguali (anonime e spersonalizzate), con  prezzi ed i listini (altissimi) che, di contro, ostentano diversificazione e personalizzazioni (in sostanza fittizie). Il tutto, semmai, giustificato da slogan ricorrenti che richiamano indefinite leggi di mercato ed anche altrettanto vacue ragioni di sicurezza.

Dovesse continuare in questo modo, sarebbe più lineare e trasparente pensare di costruire, ex ante, direttamente un  Modello Unico, riconosciuto come tale, saltando così tutte quelle alchimie commerciali ad esito delle quali, ad esempio, chi compra Mercedes in molti casi si ritrova a guidare una Renault, così come chi acquista Seat di fatto si trova ad avere una Skoda ricarrozzata, senza parlare di chi si illude di rimanere cliente fedele di FIAT, non immaginando di ritrovarsi a guidare mezzi miscelati costruiti qui e là…

Quanto detto non per polemica, bensì quale esito di triste consapevolezza!

                                                                                                                                  Giancarlo Caroleo