5 COSE DA SAPERE SU...

5 curiosità, spiegazioni e storie su diversi argomenti (territorio, cultura, credenze, tradizioni, ecc.) che ti invoglieranno a proseguire la lettura di questa rubrica.

In occasione della “Festa del Papà” abbiamo pensato, in questo spazio, di celebrare la paternità parlando di coppie di padri e figli famosi che hanno seguito le orme del padre, con la responsabilità di superare o quanto meno eguagliare, il talento che li accomuna.

Ovviamente, inutile specificarlo, non sono gli unici ma solo i nostri preferiti!

CESARE E PAOLO MALDINI

I Maldini, unico caso nella storia del calcio in cui sia un padre che un figlio abbiano vinto almeno una Champions League, rappresentano la storia del calcio e dello sport, due giocatori di epoche diverse, legati dallo stesso sangue, una dinastia che ha aperto la sua strada con Cesare e seguita da Paolo che è riuscito a costruirne una carriera ancora più lunga e vincente.

Leggenda del Milan, Cesare Maldini, nato e cresciuto a Trieste esordì con la Triestina prima di passare al Milan nel 1954, squadra del destino della sua famiglia, con la quale rimase per 12 anni vincendo 4 campionati ed una Champions League con la fascia da capitano al braccio a Wembley nel 1963 contro il Benfica di Eusebio.

L'addio al calcio di Maldini è avvenuto nel 1967: all'epoca aveva la maglia del Torino.

In Nazionale ha giocato 14 volte, disputando anche il Mondiale del 1962 in Cile.

Da allenatore è stato vice di Bearzot in Spagna nell'82, l'anno del trionfo in Coppa del Mondo; con la nazionale Under 21 conquistando per tre volte di seguito il Campionato Europeo (1992-1994-1996) e tramite la quale contribuì a formare una generazione di talenti assoluti, inoltre ha guidato lo stesso Milan e dal 1996 al 1998 ha rivestito il ruolo di ct nella Nazionale maggiore, (Paolo in campo come capitano e Cesare a comandare gli azzurri dalla panchina) conducendo l'Italia fino ai quarti di finale ai Mondiali di Francia, dove proprio dopo la sconfitta ai rigori (ancora trema la traversa colpita da Di Biagio) con i francesi padroni di casa rassegnò le proprie dimissioni.

Il figlio Paolo, ragazzo con un cognome pesante, ma dalla personalità fuori dal comune, bandiera dei rossoneri, è stato uno dei più forti difensori di tutti i tempi nonché uno dei più vincenti giocatori della storia del calcio.

Il 12 settembre 1978 Paolo Maldini diventa un giocatore del Milan e per 31 anni indosserà come unica altra maglia quella della Nazionale.

Con il suo Milan, di cui è stato a lungo anche capitano (a partire dalla stagione 97/98), ha vinto 7 campionati, 5 Supercoppe italiane, 1 Coppa Italia, 5 Champions League, 5 Supercoppe UEFA e 3 Coppe Intercontinentali oltre a una miriade di premi individuali.

Paolo Maldini può vantare diversi record, come quello di presenze con la maglia del Milan (902), club di cui è il più giovane esordiente grazie al debutto avvenuto a 16 anni e 208 giorni.

È il giocatore dei Rossoneri con più presenze in Champions League (139) e, insieme allo storico capitano del Real Madrid Francisco Gento, detiene il record di otto finali di Champions disputate, con cinque vittorie.

Nella sconfitta di Istanbul del 2004/05, Maldini ha realizzato altri due record: quello per il gol più veloce di una finale di Champions League (51.2 secondi) e quello di giocatore più anziano ad andare in gol in finale, con 36 anni e 334 giorni.

Nel 2009, a 41 anni, il capitano rossonero appende gli scarpini al chiodo e la sua maglia numero 3 viene ritirata, con l’esplicita clausola che a vestirla nuovamente potrà essere soltanto un altro Maldini.

Cesare e Paolo Maldini da sempre hanno legato la loro vita ai colori del Milan, come giocatori, allenatori e dirigenti.

Attualmente Paolo, infatti, è il Direttore dell'area tecnica del Milan e il 2 febbraio 2020 ha visto il figlio Daniel, 18enne, debuttare con la maglia del Milan.

Il 25 settembre 2021 gioca per la prima volta da titolare una partita di campionato e va in gol allo Stadio Alberto Picco contro lo Spezia (partita vinta 2-1 dal Milan), realizzando di testa la sua prima rete da professionista.

Con il gol di Daniel, quella dei Maldini diventa la prima famiglia ad andare in gol in serie A con la maglia rossonera per 3 generazioni di fila: la Trilogia adesso è possibile…una dinastia nel segno del Milan!

VITTORIO E CHRISTIAN DE SICA

La passione per il cinema e per la macchina da presa ha caratterizzato la famiglia De Sica.

Nato a Sora, in provincia di Frosinone, il 7 luglio 1902, Vittorio De Sica crebbe a Napoli, in una famiglia povera; iniziò a lavorare prestissimo, debuttò in teatro a 16 anni e in seguito si dedicò al cinema.

Il film della svolta della sua carriera e che segna l'inizio della feconda collaborazione con lo sceneggiatore Cesare Zavattini è “I bambini ci guardano” (1943).

Nel dopoguerra dirige due opere che figurano tra i capolavori del neorealismo: “Sciuscià” (1946) e “Ladri di biciclette” (1948), che vincono entrambe l'Oscar speciale, sostituito in seguito dal premio “miglior film straniero”.

Tra i capolavori diretti da De Sica, ormai considerato a tutti gli effetti padre del neorealismo e uno dei maggiori registi ed interpreti della commedia all’italiana, ricordiamo “La Ciociara” (1960) con Sophia Loren che proprio per questa interpretazione vince Oscar e Palma d'oro come migliore attrice, “Ieri, oggi, domani” (1963) Oscar per il miglior film straniero, “Matrimonio all'italiana” (1964) con Sophia Loren e Marcello Mastroianni, “Il giardino dei Finzi Contini” (1970) che vince un altro Oscar.

Come attore, Vittorio De Sica ha diretto circa 36 lungometraggi e partecipato a più di centocinquanta film, indimenticabile rimane l’interpretazione del maresciallo dei carabinieri Antonio Carotenuto in “Pane, amore e fantasia” (1953) e negli altrettanti sequel.

Nonostante fosse un attore brillante caratterizzato dalla sua leggerezza e simpatia naturale rimaneva anche un grande attore drammatico.

Basti pensare all’interpretazione nel film “Il generale della Rovere” del 1959, di un altro grande regista, Roberto Rossellini, che seppe dirigerlo in quella che forse è stata la sua migliore prova.

Da regista aveva la grande capacità, rara in molti, di dirigere l’attore guidandolo passo passo fino ad ottenere il risultato voluto.

Giocatore accanito, si dice abbia dissipato una fortuna ai Casinò.

La sua vita privata è stata leggendaria: per anni si è diviso tra le sue due famiglie, festeggiando tutto due volte, Natale, Pasqua ed ogni ricorrenza importante.

Muore a Parigi, nel 1974, dopo un'operazione per asportare un tumore polmonare.

Christian, da sempre molto legato alla figura di suo padre Vittorio da cui ha ereditato simpatia e talento, nasce a Roma il 5 gennaio 1951.

Inizia la sua carriera da giovanissimo, diventando in poco tempo uno degli attori più bravi del cinema italiano.

Prima del cinema, della tv, del teatro, c’è stata la musica tanto che nel 1973 partecipa al Festival di Sanremo inoltre suonava in un’orchestrina nelle feste di piazza e nei locali avendo come batterista l’inseparabile Massimo Boldi.

Debutta al cinema nel 1972, la consacrazione arriva nel 1983 con “Sapore di mare” diretto da Carlo Vanzina.

Nello stesso anno recita nel suo primo cinepanettone: “Vacanze di Natale” diventando poi uno dei massimi rappresentanti del genere che vuole descrivere la società attuale tramite la commedia generazionale.

Nonostante l’importante cognome bisogna riconoscere che la sua carriera è stata sempre in salita, svolgendo i suoi anni di dura gavetta, scoprendo la sua strada da solo e ritagliandosi un personaggio cinematografico e artistico su misura.

Ha provveduto a saldare i debiti lasciati dal padre e causati dalla sua passione per il gioco d’azzardo, attraversò quindi un periodo di vita molto doloroso dal quale si è risollevato sia grazie alla vicinanza della moglie Silvia Verdone, sorella di Carlo, sia grazie alla sua ascesa professionale diventando un vero e proprio showman in televisione e sul grande schermo.

Ha recitato nei film diretti dal cognato “Borotalco” e “Compagni di scuola” e nel 2008, diventa attore drammatico per Pupi Avati nel film “Il figlio più piccolo” che gli permette di vincere il Nastro d'Argento come Migliore attore protagonista per la sua straordinaria interpretazione confermandosi come uno degli interpreti più versatili del cinema italiano.

EDUARDO E LUCA DE FILIPPO

Quando si pensa al teatro italiano non si può far riferimento alla famiglia De Filippo.

Eduardo De Filippo nasce il 24 maggio del 1900, figlio d’arte dell’attore e commediografo Eduardo Scarpetta, cresce nell'ambiente teatrale napoletano insieme ai fratelli Titina, la maggiore, e Peppino.

Debutta in tenera età nella compagnia del padre e prese parte ad altre rappresentazioni sia come comparsa sia rivestendo piccole parti fino ad abbinare il ruolo di attore a quello di autore diventando un grande commediografo.

Considerato uno dei più importanti autori teatrali italiani del Novecento, è stato il creatore di numerose opere teatrali da lui stesso messe in scena e interpretate e, in seguito, tradotte e rappresentate anche all'estero, tra le più note: "Natale in casa Cupiello" (1931), "Napoli milionaria" (1945), "Questi fantasmi" (1946), "Filumena Marturano" (1946), "Le voci di dentro" (1948).

Debutta anche nel cinema in un susseguirsi di interpretazioni per il grande schermo tra cui "L'oro di Napoli" (1954) di Vittorio De Sica.

Inaugura anche la carriera di regista e nella maggior parte dei casi si tratta della trasposizione cinematografica delle sue commedie teatrali.

Per i suoi meriti artistici e i contributi alla cultura, nel 1981, fu nominato senatore a vita dal Presidente della repubblica Sandro Pertini e gli furono conferite due lauree honoris causa in Lettere dall'Università di Birmingham nel 1977 e dall'Università degli Studi di Roma La "Sapienza" nel 1980.

Fu anche proposto per il Premio Nobel per la letteratura.

Muore a Roma il 31 ottobre 1984, la sua eredità artistica è stata portata avanti degnamente dal figlio Luca con il quale spesso ha recitato insieme come in “Filumena Marturano”, “Natale in casa Cupiello”, “Napoli Milionaria!”, “Le voci di dentro”, “Ditegli sempre di sì” e tantissime altre.

Luca rimase, sin da subito, incantato dal lavoro del padre, dalle luci del palcoscenico, dalle quinte dietro le quali cresceva fra attori e scenografi.

Il vero debutto, avviene a 20 anni con “Il Figlio di Pulcinella”, di Eduardo.

Per l’occasione sceglie di rinunciare all’importante cognome “De Filippo”, presentandosi al pubblico come Luca Della Porta.

Il giovane non voleva far dipendere la sua futura carriera dalla leggenda di suo padre e lo stesso Eduardo voleva che il figlio fosse in grado di farsi strada da solo, così come lui stesso aveva fatto.

Due scene da lui interpretate sono rimaste scolpite nella storia del teatro italiano ed in entrambe interpreta il ruolo di figlio di suo padre Eduardo: “Vincenzo m’è pate a mme», in «Miseria e Nobiltà» mentre in «Natale in casa Cupiello», quando il protagonista chiede al figlio “Tommasì te piace ‘o presepe?” e Luca-Tommasino, senza dare speranze al genitore, taglia corto: “A me non piace”.

Pur essendo ormai conosciuto come il figlio di Eduardo, Luca ha continuato ad usare lo pseudonimo di “Della Porta”.

Soltanto nell’ultima apparizione del 1984 Eduardo presenterà ufficialmente il figlio al pubblico come suo successore spirituale ed artistico.

Dopo la morte del padre, ha scelto di dedicare tutto il suo lavoro al riadattamento e alla riproposizione dei suoi capolavori ricoprendo spesso gli stessi ruoli di Eduardo.

Lavorò anche al riadattamento di opere di Luigi Pirandello e di tantissimi altri esponenti storici della commedia europea.

Il 27 novembre del 2015 muore per un tumore.

Napoli ha manifestato tutto il suo dolore per la perdita dell’ultimo erede dell’arte di Eduardo, riconoscendo a Luca gli onori che meritava.

ENNIO E ANDREA MORRICONE

 Compositore, direttore d'orchestra, autore di canzoni e arrangiatore Ennio Morricone è universalmente considerato uno dei massimi autori della musica cinematografica, alla quale ha dato il suo notevole contributo nell'arco di 40 anni con oltre 400 colonne sonore originali.

Nato a Roma nel 1928 si diploma al Conservatorio di Santa Cecilia.

Conseguito il diploma incomincia a suonare come trombettista in varie orchestre romane, creandosi una rete di conoscenze nel mondo dello spettacolo.

Approda al cinema componendo canzoni per i film degli anni ’60 e scrive e arrangia canzoni per artisti della RCA tra cui Mina, Paul Anka, Gino Paoli, Gianni Morandi, Jimmy Fontana e Chet Baker, confezionando brani come “Sapore di Sale”, “Il Mondo”, “Se Telefonando” e i successi di Edoardo Vianello.

Compagni di classe alle scuole elementari, Morricone e il regista Sergio Leone iniziano a collaborare nel 1964.

Il genere “western all’italiana” o “spaghetti western” gli permise di comporre alcune tra le sue musiche più apprezzate e che gli daranno la fama mondiale oltre che a contribuire al successo dei film di Leone.

Il suo primo western sarà “Per un pugno di dollari”, cui seguono “Per qualche dollaro in più”, “Il Buono, il Brutto e il Cattivo”, “C’era una volta il West”, “Giù la testa”.

Il sodalizio durò fino all'ultimo film di Leone, il gangster-movie “C'era una volta in America”. 

Immediatamente riconoscibili, le sue musiche vengono usate in decine di pubblicità e diventano patrimonio nazionale.

Scriveva musica velocissimo, e fino all’ultimo su carta; impossibile elencare più di 500 film e serie TV per cui ha composto le colonne sonore cimentandosi praticamente con tutti i generi cinematografici: dalla fantascienza al thriller, dal film erotico alla commedia di costume, per finire con il melodramma e i film storici.

Estremamente variegate anche le sue collaborazioni con molti registi italiani e internazionali come Carlo Verdone, Dario Argento, Giuseppe Tornatore, John Carpenter e Bernardo Bertolucci.

Ha vinto numerosi premi tra cui il Leone d'oro alla carriera, l'Oscar alla carriera, l'Oscar alla miglior colonna sonora per le musiche del film “The hateful eight” di Quentin Tarantino, 3 Golden Globes e 9 David di Donatello.

Nel 2016 gli è stata inoltre attribuita una stella nella celebre Hollywood Walk of Fame.

Nel 2017 è stato insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Padre di 4 figli, proprio i 2 più giovani, sono coloro che si sono avvicinati alla passione paterna: Andrea è diventato un noto compositore e direttore d’orchestra mentre Giovanni è entrato a far parte del mondo del cinema.

Andrea nasce a Roma il 10 ottobre 1964, si diploma nello stesso settore del padre al Conservatorio di Santa Cecilia, ottenendo conseguentemente il diploma come Direttore d’Orchestra all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

La sua carriera ha inizio quando era ancora giovanissimo: negli anni Ottanta, Andrea figura accanto al padre nella realizzazione della colonna sonora del film “Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore; Il “tema d'amore” da lui composto, viene premiato nel 1990 con il British Academy of Film and Television Arts (BAFTA).

Ha diretto, fra le altre, l’orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e l’orchestra dell’Opera di Budapest e ha tenuto diversi concerti sia in Italia sia all’estero.

Durante la sua carriera, ha lavorato con artisti come Sting, Andrea Bocelli, Josh Groban, ecc.

Nel 2012 ha vinto il Premio Ennio Morricone per il miglior compositore delle musiche al Bif&st di Bari per il film “L'industriale” di Giuliano Montaldo.

Il 17 luglio 2020, l’”Auditorium Parco della Musica” di Roma è stato intitolato a suo padre.

Sul palco dell’Ariston, durante l’edizione di Sanremo 2021, come direttore d’orchestra, accompagna i tre tenori de “Il Volo” in un tributo dedicato ad Ennio Morricone.

PIERO E ALBERTO ANGELA

Nato a Torino il 22 dicembre 1928, frequenta il liceo classico Massimo D’Azeglio, istituzione cittadina dove studiarono personaggi di spicco come Cesare Pavese, Giulio Einaudi, Primo Levi, Fernanda Pivano, Gianni e Umberto Agnelli. 

Negli anni ’50 entra in Rai e durante la sua carriera coprirà vari ruoli: cronista, corrispondente da Parigi e Bruxelles, conduttore della prima edizione del telegiornale delle 13, conduttore e autore di programmi di successo.

Il suo debutto alla guida del telegiornale nel ’68 coincide con una serie di servizi sulla missione Apollo, con tanti di speciali direttamente dagli Stati Uniti.

In quegli anni Roberto Rossellini aveva dato una svolta didattica alla sua carriera, più documentaristica; questo cambiamento affascinò Angela e lo portò a pensare di dover spiegare la scienza con interesse, passione e semplicità.

Nel 1981 dà vita a “Quark”, uno dei programmi più longevi nella storia della televisione italiana, un successo che continua tuttora ed è esempio di divulgazione in televisione a cui tra l’altro molti altri programmi si sono ispirati.

Angela è autorevole e competente, la sua voce e i suoi modi, la sigla utilizzata fin dalla prima puntata chediventa uno dei tratti più riconoscibili del programma (l’Aria sulla quarta corda di Johann Sebastian Bach), le tematiche scelte, il reale interesse è far conoscere al pubblico ciò che si sta raccontando, sembra infatti che lui stia osservando insieme ai telespettatori, nel momento stesso in cui vanno in onda, gli argomenti trattati come se fosse con loro sul divano di casa.

Dimostra inoltre che esiste un pubblico attento e curioso che alla televisione non chiede solo intrattenimento ma anche di dare spazio alla scienza. 

Gli italiani decretano rapidamente il successo del programma tanto che la prima puntata conquista 9 milioni di spettatori.

Piero Angela è anche un precursore per la lotta alle fake news; nel 1989 nasce il CICAP Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale, poi divenuto Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze.

Angela è tra i fondatori dell’associazione che promuove l’educazione scientifica e smaschera inganni e raggiri di ogni tipo tanto che nel maggio 2016 ne è divenuto Presidente onorario. 

Sue passioni da sempre gli scacchi e il jazz, tanto che nel 1949, a 21 anni, raggiunge Nizza pur di assistere a un concerto del leggendario Louis Armstrong. 

Ha scritto quasi 40 libri e ricevuto 12 lauree honoris causa, hanno dato il suo nome a un mollusco gasteropode (Babylonia pieroangelai) e a un asteroide (7197 Pieroangela).

Nel 1993 scrive e conduce “Il pianeta dei dinosauri” e per la prima volta ha l’opportunità di lavorare insieme al figlio Alberto, paleontologo, giornalista, scrittore, divulgatore scientifico e conduttore televisivo.

Alberto ha un curriculum vitae molto simile a quello del padre e si dimostra assolutamente all’altezza del ruolo.

Insieme daranno vita anche ad un altro programma di enorme successo: “Ulisse – il piacere della scoperta”, fiore all’occhiello dei palinsesti Rai da oltre vent’anni e prodotto italiano di cui andare fieri.

A poco a poco Alberto si è ritagliato uno spazio tutto suo.

Nato a Parigi nel 1962, Alberto compie i suoi primi studi in Francia e successivamente nei più prestigiosi istituti degli Stati Uniti.

Terminati gli studi, si è dedicato alle attività di scavo in vari siti mondiali.

Parallelamente ai suoi scavi inizia la carriera di divulgatore scientifico.

Il suo esordio nel 1990 sarà per la Rtsi, la televisione della Svizzera Italiana, con il programma “Albatros”.

In seguito arriverà il debutto in Rai insieme al padre.

Nel 1997 per “Superquark” è il primo divulgatore ad entrare, subito dopo la sua scoperta, nella più grande tomba egizia mai scavata (KV5, nella Valle dei Re), opera voluta da Ramses II e a realizzare con la sua troupe un servizio televisivo.

Svolge regolarmente attività di collaborazione con quotidiani, settimanali e mensili fra i più prestigiosi.

Tra i suoi programmi di maggiore successo ricordiamo anche “Passaggio a Nord Ovest” e “Meraviglie – La penisola dei tesori”.

Se in televisione appare sorridente e molto loquace, non è mai stato particolarmente aperto per quanto riguarda la sua vita privata restando lontano dai gossip e dai pettegolezzi.

Colleziona sabbie del deserto fin dagli anni in cui faceva il paleontologo in giro per il mondo e che, una volta rientrato in Italia, travasa in boccette di vetro.

Attualmente fa parte del gruppo di lavoro impegnato nella realizzazione del futuro Museo della Scienza della città di Roma.

Tra le curiosità che contraddistinguono il paleontologo più famoso d’Italia c’è quella della bocciatura in quinta elementare e quella più drammatica del 2002, quando, mentre girava una puntata di “Ulisse” in Niger, Alberto e la sua troupe furono rapiti; visse 15 ore da condannato a morte, picchiato e sottoposto a torture psicologiche, prima di venir liberato nel deserto.

A lui sono stati dedicati una rara specie marina, una sorta di piccolo mollusco (il Prunum albertoangelai che vive nei mari della Colombia) e un asteroide (80652 Albertoangela).