LA TORPEDO BLU

Ritorna “La Torpedo Blu”, breve momento di piacevole revival di quei mezzi che hanno positivamente segnato una porzione del nostro vicino passato, rubrica che utilizza, per darsi un connotato, lo stesso titolo di una famosissima canzone del Maestro Gaber il cui valore, anche nel suo caso, il tempo non cancella!

 

 

Aveva un nome evocativo, tra i tanti modernismi di quegli anni: il Garelli Katia (versione più di moda del nome Caterina…), cinquantino di ridotte dimensioni e ruote piccole, ma ergonomico e funzionale per circolare in città. Erano gli inizi degli anni sessanta. Le case costruttrici di motocicli si dilettavano in sperimentazioni che risultavano, tutte, di successo, capaci di soddisfare le crescenti esigenze della mobilità urbana, dell’economicità e della funzionalità.

Il mini/motociclo era l’emblema di quella filosofia industriale, laddove l’essenzialità era ben coniugata con il confort e la comodità. Infatti, nonostante le sue piccole dimensioni, il mezzo garantiva grandi prestazioni nel suo utilizzo duttile e vario che se ne faceva.

Montava un tradizionale motore Garelli di 50 cc, con cambio a pedale a 4 marce, su telaio nudo in tubolare.

La sella era triangolare e ben imbottita, regolabile in altezza. Il manubrio cromato, la cui forma richiamava le ampie curve delle moto da strada americane, garantiva una sicura impugnatura che permetteva il totale controllo della strada.

I freni a ganasce erano comandati da leve fissate alle estremità dello stesso manubrio, mentre le guaine nere dei cavetti in acciaio, più lunghe del necessario, si curvavano dinnanzi al manubrio cromato, producendo un effetto di contrato che dava insieme eleganza e maestosità a quel mini/mezzo, vero capolavoro della creatività italiana di quegli anni.

Anche i consumi e la manutenzione erano minimali, atteso che il costo dei copertoni, sebbene fossero rinforzati con disegno a carrarmato era quasi la metà di quelli montati si Vespa e Lambretta.

Insomma, un mezzo valido, bello, funzionale e, sul serio, utile in città e nel traffico. Immortalato anche dal cinema, in una scena in cui Pierino lo usa per portare a spasso la sua fidanzata, il Garelli Katia è una vera e propria icona.

Purtroppo, di questi mezzi non se se costruiscono più, mentre il design dei cinquantini, oggi, oltre ad essere a rischio di estinzione, produce pochi modelli, e non sempre utili e funzionali come, appunto, il Katia e gli altri analoghi costruiti da aziende operanti in quegli anni.

Peccato, perché credo che tutti ne vorremmo avere uno!

 

                                                                                               Giancarlo Caroleo