Senza ombra di dubbio il taglio delle forme dei mezzi di oggi sono connotabili nell’alveo dell’indiscussa eleganza, della bellezza, dell’aerodinamicità, anche se, ad onor del vero, mal si connotano sotto l’aspetto della visuale.
In effetti, a forme evidentemente estese ancorchè ingombranti, inspiegabilmente si contrappongono superfici vetrate di dimensioni ridotte, raramente rispondenti alla massima visualizzazione dell’esterno, laddove chi guida non riesce ad avere ampia contezza degli spazi e della prospettiva, mettendo a rischio la propria e l’altrui incolumità.
Nei mezzi progettati fino a tutti gli anni ottanta, invece, il rapporto spazi/visibilità era assai più favorevole: le ampie vetrate facilitavano la manovrabilità e, soprattutto, la visione della maggior parte delle angolazioni.
Tale condizione, che in prima battuta sembrerebbe limitata alle circostanze di manovra “da fermo”, deve necessariamente essere proiettata nelle situazioni più ordinarie, quali l’uscita da un bivio, a fronte di un incrocio, nell’ambito degli innesti: generalmente, le auto “nuove” difettano per la loro limitata visibilità che mortifica anche l’ergonomia e, quindi, i connotati di sicurezza di cui, paradossalmente, tutti sembrano essere assetati perseguitori!