Teschi, maschere mostruose, zucche intagliate, fantasmi, streghe e finte ragnatele… il clima horror che si respira ad Halloween è adatto per affrontare temi di misteri e leggende!
A Napoli, il legame tra la vita e la morte è sempre stato molto stretto così come è molto forte il culto delle persone scomparse, non a caso i suoi cimiteri, nel corso dell’anno, sono i più visitati d’Italia.
In questo appuntamento vi racconteremo il culto dei teschi a Napoli, le leggende a loro legate e di un cimitero unico al mondo: il cimitero delle Fontanelle!
Il cimitero delle Fontanelle (in napoletano 'e Funtanelle) è un antico cimitero della città di Napoli, situato in via Fontanelle, chiamato in questo modo per la presenza in tempi remoti di fonti d'acqua. È situato nel rione Sanità, uno dei quartieri più ricchi di storia e tradizione della città.
Si tratta di un ex-ossario che si sviluppa per circa 3.000 mq e che contiene un vasto numero, seppur imprecisato, di resti di persone.
Fu fondato nel XVIII secolo, in un periodo in cui la mortalità infantile era molto alta. In quegli anni, la città era afflitta da numerose malattie, come il colera, la malaria e la tubercolosi, che colpivano soprattutto i bambini. Le tombe sono disposte in modo da formare una sorta di labirinto, che rappresenta il percorso che i bambini devono intraprendere per raggiungere il regno dei cieli.
Il cimitero è noto principalmente per il rito delle “anime pezzentelle”. Per secoli era diffusa l’usanza di “adottare” un teschio (capuzzella) anonimo, abbandonato, appartenuto ad una persona povera che non potendo beneficiare di degna sepoltura, era gettata in una fossa comune.
A Napoli ai morti si chiedono favori e consigli, infatti, il culto delle anime Pezzentelle non deriva dalla parola pezzente ma dalla parola latina petere che sta per “chiedere per ottenere qualcosa in cambio”.
Non avendo usufruito di rito cristiano né di qualcuno che lo ricordasse nelle sue preghiere, questa anima defunta era condannata a trascorrere l’eternità tra le fiamme del Purgatorio.
Se però una persona iniziava a prendersi cura dei suoi resti terreni, poteva finalmente ricevere sollievo e refrigerio dal fuoco: o refrische.
Con questo termine si intendeva l’operazione meticolosa con cui il devoto si prendeva cura del teschio: lo teneva sempre pulito, pregava per lui, accendeva ceri e candele, offriva doni, alcuni addirittura portavano loro da bere e da mangiare.
Il tutto era svolto con un unico scopo: la concessione di una grazia! Le famiglie che ricevevano le grazie dalle anime Pezzentelle, le adottavano creando delle edicole col proprio nome e scrivendo per grazia ricevuta, ed in esse collocavano le loro capuzzelle che diventavano “parenti acquisiti” di famiglia; se al contrario la grazia non avveniva o il devoto finiva per perdere la fiducia, il cranio ingrato era girato verso il muro e di conseguenza abbandonato a favore di un altro.
I teschi, non venivano mai ricoperti con delle lapidi, perché fossero liberi di comparire in sogno, di notte. Secondo la tradizione popolare infatti l'anima del Purgatorio rivelava in sogno la sua identità e la sua vita. Il devoto ritornava allora sul luogo di culto, raccontava il sogno, e se l'anima del teschio era particolarmente benevola, si concedeva a tutti di pregare lo stesso teschio determinando così una sorta di santificazione popolare.
Durante l'attuale campionato di calcio di serie A 2023-2024, il Napoli, in occasione della festività di Halloween, ha dedicato una maglia al cimitero delle fontanelle.
La nuova maglia è di colore nero e ha come protagoniste le famose capuzzelle.
Oltre ad essere un luogo di grande importanza storica e culturale, rappresenta anche una testimonianza della sofferenza e della povertà che hanno caratterizzato la storia della città tanto che nel 2011 è stato inserito nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
Ogni angolo, ogni corridoio del Cimitero delle Fontanelle è ricco di storia, aneddoti, leggende e curiosità per questo consigliamo, per vivere a pieno l’esperienza (quando riaprirà al pubblico) di visitare il Cimitero delle Fontanelle in compagnia di una guida! https://www.cimiterofontanelle.com/it/
Il teschio del capitano
Il teschio del capitano è l’unico teschio all’interno del cimitero che presenta un’orbita oculare completamente annerita, come se avesse ricevuto un pugno sull’occhio.
Attorno al cranio del Capitano, ruotano diverse leggende.
La più famosa racconta di un giovane che profanò il cimitero facendo l’amore con la fidanzata.
La giovane promessa sposa era molto devota al teschio del capitano e si recava spesso a pregarlo e a chiedergli grazie.
Una volta il fidanzato di lei, scettico e forse un po' geloso delle attenzioni che la sua futura moglie dedicava a quel teschio, volle accompagnarla e portandosi dietro un bastone di bambù, lo usò per conficcarlo nell'occhio del teschio (causa dell'orbita nera), mentre, deridendolo, lo invitava a partecipare al loro prossimo matrimonio.
Il giorno delle nozze apparve tra gli ospiti un uomo vestito da carabiniere.
Incuriosito da tale presenza, lo sposo chiese chi fosse e questi gli rispose che proprio lui lo aveva invitato, accecandogli un occhio; detto ciò si spogliò mostrandosi per quel che era, uno scheletro.
Il Capitano era venuto a reclamare vendetta per l’offesa subita.
I due sposi morirono sul colpo, finendo per condividere l’eterna dimora con il loro assassino nel cimitero delle Fontanelle.
Il teschio di Donna Concetta ('a capa che suda)
Un'altra capuzzella "di spicco" nel cimitero delle Fontanelle è quella di donna Concetta, è tra i teschi più venerati, soprattutto dalle donne che vorrebbero avere un bambino e non ci riescono.
Il teschio prende il nome da Donna Concetta, una popolana molto conosciuta che non riusciva ad avere figli, che fu la prima donna a ricevere la grazia dal teschio che aveva "adottato".
La leggenda narra che se si tocca il teschio e la mano si bagna allora Donna Concetta concederà la grazia, mentre se la mano resta asciutta la richiesta non verrà esaudita perché al momento è troppo impegnata.
"Se domandate ai devoti vi diranno che quell'umidità è sudore delle anime del Purgatorio".
Il teschio di Donna Concetta è facilmente riconoscibile, perché mentre gli altri sono ammassati, sudici ed impolverati, il suo è isolato, tirato a lucido e sempre pieno di fiori.
Un teschio tanto famoso da ispirare anche Pino Daniele che le ha dedicato la canzone “Donna Cuncetta”.
Donna Margherita
Nel 1872, il parroco della chiesa di Materdei, Don Gaetano Barbati, con l'aiuto di popolane mise in ordine le ossa del cimitero di Fontanelle e ancora oggi mantengono quello stato, sono tutte anonime ad eccezione di due scheletri: quello di Filippo Carafa Conte di Cerreto dei Duchi di Maddaloni, morto il 17 luglio 1797 e di sua moglie, Donna Margherita Petrucci, nata Azzoni, morta il 5 ottobre 1795; entrambi riposano in bare protetti da vetri e sono le uniche salme intatte nonché nobili del cimitero.
Il corpo di Donna Margherita è mummificato ed il teschio ha la bocca spalancata, come di chi sta per vomitare.
Per questo particolare, la tradizione popolare ha stabilito che la nobildonna fosse morta strangolata da uno gnocco inghiottito male.
Ma la causa della sua morte è ancora misteriosa: la donna potrebbe essere morta per strangolamento, come nella leggenda, oppure per un attacco di tosse o ancora per un trauma molto forte.
Altra ipotesi, la più probabile, la mascella si è aperta solo dopo il decesso, come spesso avviene, ed è rimasta così per sempre senza venire risistemata da nessuno.
Il teschio con le orecchie di Santa Luciella
La Chiesa di Santa Luciella ai Librai è una delle più antiche di Napoli.
La chiesa fu edificata nel 1327 per volere del nobile e giurista Bartolomeo di Capua, il quale dedicò la cappella a Santa Lucia, la protettrice degli occhi.
A costruirla furono i “pipernai” o “pipernieri” una corporazione segreta di arti e mestieri, che vantava conoscenze esoteriche. I “maestri intagliatori” erano gli unici a saper lavorare il piperno (la durissima pietra lavica).
Essi la intagliavano con lo scalpello e con il martello e siccome esponevano i loro occhi al rischio di schegge, iniziarono a venerare Santa Lucia, la protettrice della vista, dedicandole una Chiesa omonima.
Per distinguere la piccola chiesa dalla omonima e più grande Basilica di Santa Lucia a Mare, i pipernai la chiamarono Santa Luciella.
Santa Luciella è stata riaperta al pubblico nel 2019 e da allora è diventata famosa per il suo caratteristico teschio con le orecchie, divenuto un simbolo e una vera attrattiva per i turisti interessati a scoprire i luoghi più segreti di Napoli.
Nell’ipogeo della chiesa è situato un raro esemplare di cranio con cartilagini mummificate, ribattezzato come il celebre teschio con le orecchie.
Nel sentire collettivo, avendo delle orecchie così grandi, il teschio sarebbe in grado di ascoltare maggiormente le preghiere e di veicolarle al Signore.
Sarebbe un ponte fra il mondo dei vivi e quello dei morti. L’identità dell’uomo al quale apparteneva il teschio con le orecchie è ad oggi ancora sconosciuta e avvolta in un mitico alone di mistero.
Anche questo teschio è legato al culto delle anime pezzentelle.
Ancora oggi si possono notare un gran numero di bigliettini al suo cospetto e volendo i visitatori possono unirsi al culto lasciandogli a loro volta un “messaggio”.
Recenti studi condotti dai paleopatologi hanno in realtà stabilito che non si tratta realmente di orecchie, cioè di cartilagini mummificate, quanto piuttosto di un fenomeno consueto di distaccamento dalle pareti laterali del cranio. Una peculiarità però è rimasta: normalmente le ossa laterali si decompongono nel giro di pochi decenni mentre in questo caso il processo sembra essersi arrestato. Il cranio risale infatti al 1600 eppure da più di 300 anni si mostra con questa stessa conformazione che lo ha reso tanto celebre.
Il teschio di Lucia, la sposa sfortunata
Il teschio di Lucia è situato all'interno della cripta della Chiesa di Santa Maria del Purgatoria ad Arco, in via dei Tribunali ed è uno dei più gettonati da napoletani e turisti, come dimostrano le ricche decorazioni che lo ricoprono.
La leggenda racconta che Lucia fosse una giovanissima napoletana in procinto di sposarsi con l'amore della sua vita.
Purtroppo morì a pochi giorni delle nozze.
Nei secoli è diventata una protettrice ufficiosa delle donne che cercano marito.
Un'altra versione della leggenda, narra che l'amato di Lucia fosse morto in una fabbrica di fuochi artificiali e che la donna, per il dolore, si gettò in un pozzo stringendo nella mano il velo da sposa.