Il fenomeno della globalizzazione ha coinvolto anche i gusti culinari degli italiani!
Per quanto la cucina italiana sia protagonista indiscussa delle nostre scelte alimentari, con i suoi straordinari ed unici piatti tradizionali, dimostriamo sempre più curiosità verso la cucina etnica che propone sapori vari e totalmente diversi.
La crescita di ristoranti specializzati in cucina estera ci permette così di fare un piccolo giro del mondo gastronomico senza spostarci poi tanto da casa. Su quali piatti ricade la nostra preferenza?
SUSHI
Il Sushi giapponese è il piatto straniero più amato ed apprezzato dagli italiani ma non solo, poiché rappresenta una vera tendenza a livello mondiale!
Da mangiare utilizzando le classiche bacchette, consiste in semplici bocconcini di riso conditi con pesce crudo o cotto a cui vengono aggiunte alghe, verdure, uova e numerose altre variazioni; l’aspetto curato e fotogenico di ogni singolo pezzo si presta inoltre ad assecondare la moda di pubblicare sui social il cibo come se fosse cibo da mangiare con gli occhi.
I tipi di sushi sono tanti, tra i più conosciuti troviamo:
Uramaki: rotolino farcito con alga all’interno e riso all’esterno. Spesso il riso è cosparso di piccoli semi di sesamo o piccolissime uova di pesce;
Nigiri: è il sushi più raffinato ed è formato da una polpettina di riso ovale con sopra una striscia di pesce crudo;
Hosomaki: rotolino di riso, di piccole dimensioni, avvolto nell’alga nori e con un ripieno di pesce all’interno;
Futomaki: versione più grande dell’Hosomaki con un ripieno più ricco e abbondante;
Gunkan: polpetta di riso ovale con sopra ripieno e una strisciolina di alga nori che unisce il tutto;
Temaki: coni di alga nori ripieni di riso con la farcitura che sporge leggermente dal bordo (per questo sushi non occorrono le bacchette ma si usano le mani);
Onigiri: polpetta di riso ripiena (ovale o triangolare) avvolta da alga nori con all’interno pesce, frutta, verdura, tempura, caviale o carne;
Sashimi: apprezzato solo dagli estimatori è composto da pesce crudo servito a striscioline sottilissime da intingere nella salsa di soia.
La formula “all you can eat” ha contribuito alla larga diffusione tra gli italiani del sushi perché permette di consumare liberamente all’interno del ristorante tutto il cibo proposto pagando un prezzo fisso (escluse bevande).
KEBAB
Il kebab è un piatto iraniano, divenuto ormai il simbolo dello street food in tutto il mondo.
È una pietanza a base di carne arrostita cotta su uno spiedo verticale rotante (doner in turco significa rotante mentre kebab in arabo significa carne arrostita).
La carne utilizzata può essere di montone, di agnello, di vitello, ma anche di pollo, di tacchino o di maiale.
Dopo averla tagliata, la carne subisce un processo di marinatura con erbe e spezie miste.
In seguito si procede alla cottura allo spiedo.
Il kebab può essere gustato al piatto con contorno di verdure o all’interno di un panino sempre farcito con verdure miste e salse.
Ha comunque molte altre varianti come il cosiddetto dürüm kebab ovvero il kebab alla turca, cioè quello servito all’interno di una piadina o la versione gourmet (soprattutto nelle più grandi città italiane) dove la tradizione mediorientale si mescola a quella italiana.
Può anche contare di una versione vegetariana con all’interno, in sostituzione della carne, i famosi falafel (polpette di verdure e ceci).
In un primo periodo, potendo contare sull’apertura dei doner kebab in orari notturni, era il panino amato dai nottambuli, ora è scelto anche per la pausa pranzo o per una cena veloce soprattutto quando non si ha tempo o voglia di cucinare.
POKE
Partito dalle Isole Hawaii questo piatto sta spopolando negli ultimi anni sulle tavole di mezzo mondo tanto che ormai è difficile non trovare in ogni città almeno una Pokeria, franchising o singola attività che hanno fatto del poke il proprio ingrediente principale!
Si tratta di un’insalata di pesce crudo nata dall’esigenza dei pescatori hawaiani di consumare lo scarto delle loro battute di pesca; di rientro dalla loro giornata in mare, i pescatori sono soliti cucinarsi il pasto direttamente sulle proprie barche, tagliando a cubetti irregolari (Pò keh) il pesce fresco appena pescato aggiungendo poi il riso bollito (cereale alla base delle cosiddette cucine povere).
Il pesce è condito in diversi modi prediligendo i sapori tipici del luogo quindi avocado, mango, noci, semi, verdure e salse.
Il piatto è poi servito in una tipica ciotola, detta appunto bowl, che rende ancora più comodo il pasto, non è quindi sbagliato pensare che il successo di questo delizioso e salutare piatto, dal costo relativamente basso, si deve, oltre alla semplicità della sua preparazione, al suo facile trasporto.
Le Pokè Bowl sono infatti uno dei cibi da asporto più consumato negli ultimi anni e presenti anche nei menù di ristoranti e bar italiani.
COUS COUS
Piatto originario del Nord Africa ma diventato parte integrante della cucina sicula, trapanese e lampedusana, il cous cous, alimento tradizionale del Maghreb, è diventato Patrimonio immateriale dell’Unesco.
Intorno al 1600, i cittadini siciliani, di ritorno dai viaggi nel nord dell'Africa in cerca di miglior fortuna, portarono con sé le tradizioni gastronomiche e i sapori scoperti dall'altra parte del mare.
Nasce come piatto povero, utile a sostentare le popolazioni nomadi nei loro lunghi viaggi; le loro materie prime erano grano e cereali che dovevano essere trattati in modo opportuno per consentire una lunga e buona conservazione.
Si diffuse così la tecnica di frantumare, setacciare, lavorare a mano e far seccare questi cereali, che venivano poi raccolti in grandi sacchi di tela sistemati nella parte più fresca delle tende degli accampamenti.
Gli ingredienti principali sono semola di grano duro, olio, brodo vegetale e carne (solitamente di vitello o coniglio) ma anche pesce o verdure il tutto insaporito da salse e spezie di ogni tipo.
Secondo la tradizione, la semola viene reidratata con acqua salata, compiendo con le mani un movimento rotatorio.
Si procede poi ad "incocciare" la semola ungendo le dita di olio e lavorando l’impasto finché i grumi risulteranno ben separati.
Si passa poi alla cottura al vapore, nella cuscussiera o tajine, pentola di terracotta della cultura magrebina.
Il cous cous andrebbe mangiato con le mani: l’etichetta prevede di prenderlo con tre dita e formare una pallina da portare alla bocca; molto importante è rispettare il gesto, perché, come si legge nel Corano, “con un dito mangia il diavolo, con due il profeta e con cinque l’ingordo”.
Questo piatto è il simbolo del condividere e del vivere insieme e non manca mai il venerdì, giorno di festa nei Paesi musulmani, né in occasione di feste e raduni familiari; in Sicilia da oltre 20 anni a San Vito Lo Capo si svolge il Cous Cous Fest, evento unico nel suo genere in cui chef di tutto il mondo si sfidano nella preparazione di questa specialità.
PAELLA
Simbolo della Spagna e di Valencia ma apprezzato in tutto il mondo, nasce dalla cultura contadina per assecondare la necessità, per coloro che trascorrevano l’intera giornata fuori casa lavorando nei campi, di nutrirsi con un piatto sostanzioso e facile da preparare.
Anche in questo caso la presenza di un cereale come il riso è alla base; è condita con carne e verdure che da sempre abbondano nell’entroterra iberico.
Il caratteristico colore giallo è dovuto allo zafferano, aggiunto a metà preparazione.
La spiegazione di questo ingrediente ricco in un piatto di umili origini è che spesso era preparato sfruttando gli avanzi delle tavole dei ricchi, le uniche sulle quali poteva esserci questa spezia rara e costosa.
La paella deve il suo nome alla tipica padella in ferro in cui è cotta e alla quale è stato tolto il manico per sostituirlo con due maniglie.
Ha un diametro variabile da circa 20 centimetri fino a due metri, a seconda della quantità da preparare perché si sa, anche la paella è un piatto concepito per essere condiviso!
La caratteristica che distingue la paella da un classico risotto nostrano e che dopo aver aggiunto il brodo vegetale, non si rimesta più il riso fino a cottura ultimata, ciò permette di ottenere il «socarrat», la tipica crosticina croccante.
La tradizione vuole che la paella valenciana venga mangiata direttamente dalla padella posta al centro del tavolo con dei cucchiai di legno senza servirsi di piatti; i valenciani la mangiano soprattutto la domenica a pranzo, momento in cui ci si riunisce con la famiglia o con gli amici.
Probabilmente uno dei piatti imitati come meno successo e che dal 2018 ha anche una giornata mondiale dedicata: 20 settembre.