5 COSE DA SAPERE SU...

5 curiosità, spiegazioni e storie su diversi argomenti (territorio, cultura, credenze, tradizioni, ecc.) che ti invoglieranno a proseguire la lettura di questa rubrica.

L’edizione 2020 degli europei è già destinata a entrare nella storia sia perché avrà il nome EURO 2020 nonostante si disputerà nel 2021 (la pandemia globale di covid-19 tuttora in atto ha modificato i piani della UEFA che ha optato per il rinvio di un anno) e sia perché sarà quella del 60° anniversario del torneo.

Un Europeo così non si è ma visto. Pensato itinerante, attraverso 11 città con stadi importanti che ospiteranno almeno 3 partite dei gironi a testa tra le quali compare anche Roma. Lo Stadio Olimpico avrà l’onore di ospitare, venerdì 11 giugno 2021, la gara inaugurale: Italia – Turchia. Una partita che potrà vedere sugli spalti anche il pubblico: le autorità hanno, infatti, garantito che almeno il 25% della capienza sarà aperta ai tifosi. 

La finale si giocherà l'11 luglio allo stadio di Wembley di Londra.

NASCITA E STORIA

La storia degli europei di calcio inizia nel 1960.

Il campionato, esattamente come i mondiali FIFA, ha una cadenza quadriennale e per accedervi è necessario superare specifiche qualificazioni dove tutte le nazioni europee sono divise in gironi e si sfidano in partite di andata e ritorno; la nazione ospitante ottiene la qualificazione d’ufficio.

Dal giorno della creazione il formato del torneo è cambiato tantissimo con gli anni, cambiamenti dovuti anche all’evoluzione del calcio continentale.

Dal 1960 al 1976 era solo per pochi eletti e vi partecipavano solamente 4 squadre.

Tra il 1982 e il 1992 il numero dei partecipanti per la fase finale si è allargato a 8, campionato inaugurato in Italia nel 1980.

Nel 1996 si passa alla formula a 16 squadre sino ad arrivare all’allargamento a ventiquattro formazioni che ha caratterizzato l’ultima kermesse europea disputata in Francia nel 2016 e che sarà riproposta nei prossimi europei.

Il coronavirus ha spostato di un anno la competizione e per la prima volta si giocherà in un anno dispari, anche se non lo chiameremo Euro2021 poiché si è deciso di mantenere la vecchia denominazione seppur “retrodatata”.

Altra modifica dovuta al Covid-19 e decisa dal Comitato Esecutivo UEFA è l'ampliamento delle rose a disposizione dei vari Commissari tecnici da 23 a 26 giocatori. Tuttavia, 23 rimane il numero massimo di giocatori da inserire sul referto di ogni partita, in caso di una o più positività di un giocatore al Covid-19 la partita sarà regolarmente giocata all'orario stabilito qualora la Nazionale in questione abbia a disposizione 13 calciatori, di cui almeno un portiere. Se una Federazione, invece, non riesce ad arrivare al numero di 13, la partita può essere rinviata e riprogrammata entro 48 ore. Se la partita non può essere riprogrammata, l'Organo Disciplinare, Etico e di Controllo UEFA (CEDB) prenderà una decisione in merito e, in questo caso, la Nazionale in questione potrebbe vedersi assegnata la sconfitta per 3-0 a tavolino.

Dal 1960 al 2018 si sono disputate quindici edizioni della massima competizione europea per nazioni e al momento in testa per numero di vittorie ci sono Germania e Spagna.

La prima edizione è caratterizzata dal “Podio Sparito”: il podio finale era composto da Unione Sovietica, Jugoslavia e Cecoslovacchia; tre nazioni che oggi non esistono più. L’ultima edizione è stata vinta dal Portogallo giunto in finale contro la Francia.

 

L’IDEATORE DEL TORNEO

Gli europei di calcio nascono dall’idea di Henri Delaunay, un uomo estroso che amava il calcio più della sua vita.

Dopo aver ricevuto una pallonata in volto che gli ruppe due denti e che gli fece ingoiare il fischietto, abbandonò la carriera di arbitro, ma decise di non abbandonare il campo. Riuscì a diventare il primo presidente del CFI, Comité Français Interfédéral, che fu trasformata in seguito in FIFA grazie all’aiuto di Jules Rimet con il quale ideò la famosa Coppa del Mondo.

La sua idea era molto chiara: creare una competizione sportiva, strutturata come un campionato, tra nazionali europee, sull’esempio dei tanto amati mondiali che allora erano considerati la competizione sportiva più entusiasmante e coinvolgente di tutti i tempi.

Delaunay propose la sua idea alla FIFA che tuttavia non diede il suo parere favorevole. La federazione sportiva temeva, infatti, che questo nuovo torneo potesse oscurare l’importanza della Coppa del Mondo.

Il francese non aveva intenzione di arrendersi e nonostante le difficoltà continuò nel corso degli anni ad avanzare la sua proposta. Nel 1954 fu eletto segretario generale della neonata UEFA e finalmente l’ex arbitro riuscì nell’impresa di far sostituire la vecchia Coppa Internazionale con un vero e proprio Campionato Europeo di calcio.

Purtroppo l’uomo non riuscì a vedere con i suoi occhi la nascita del suo progetto. La prima edizione del torneo avvenne nel 1960, lui morì nel 1955.

Henri Delaunay aveva progettato la formula della competizione nei minimi particolari, non abbandonò mai il suo sogno poiché era consapevole che una competizione simile avrebbe potuto avere successo e non avrebbe oscurato l’importanza dei campionati mondiali.

Proprio per questo motivo l’uomo aveva anche studiato come doveva essere la Coppa destinata al vincitore: non avrebbe avuto una tonalità dorata ma argentea e sarebbe stata di dimensioni minori.

Grazie al figlio Pierre, che nel 1955 prese il posto del padre come segretario generale della UEFA, il sogno di Delaunay si realizzò, e nel 1960 ebbe luogo la prima edizione della competizione in Francia.

Per rendere onore al suo ideatore, la competizione prese il nome di “Henri Delaunay”.

Gli inizi saranno difficili anche perché oltre alle polemiche della FIFA, molte delle più importanti squadre calcistiche europee, proprio quelle che avrebbero potuto dare valenza al campionato, avevano dichiarato il loro dissenso, parliamo di Inghilterra, Scozia, Germania Ovest e Italia.

La nazionale azzurra fu tacciata di debolezza e paura soprattutto dopo l’eliminazione riportata ai Mondiali del 1958 e in generale le Nazionali europee consideravano il proprio calendario d’impegni già sufficientemente pieno.

Furono le squadre dell’Europa centrale a dimostrare un interesse davvero importante nei confronti dell’iniziativa al punto che le 17 squadre iniziali che parteciparono erano prevalentemente appartenenti al blocco sovietico.

L’ostinazione degli organizzatori porta la competizione a un’accettabile presenza di pubblico e a un di­screto spettacolo di calcio.

Con il passare degli anni i campionati europei divennero sempre più importanti fino a diventare la competizione per nazionali più prestigiosa d’Europa.

IL TROFEO

Ogni trofeo ha la sua storia.

La “Coppa Henri Delaunay”, realizzata dal figlio Pierre e disegnata dell’orafo Chobillon (in seguito acquistata dall’Arthus-Bertrand di Parigi), aveva un peso di 10 kg e un’altezza di 42.5 cm oltre che una base di marmo.

In occasione del campionato d’Europa 2008, è stata presentata una nuova versione della coppa. 

È rimosso il piedistallo su cui era inciso il nome della nazionale vincitrice, che ora è inserito sul retro.

La nuova coppa, realizzata in argento Sterling, pesa 2 kg in più rispetto alla precedente ed è più alta di 18 cm poiché l’UEFA riteneva troppo piccola la versione originale e doveva rispecchiare il maggior prestigio acquistato dalla competizione.

La Spagna è l’unica Nazionale che ha conquistato le due versioni del trofeo: il portiere spagnolo Iker Casillas ha avuto il privilegio di essere il primo capitano a sollevare la versione rinnovata della coppa Henri Delaunay.

La nuova coppa è forgiata e plasmata da “Iaco Group” di Alberto e Igino Iacovacci, azienda di Avellino.

L’azienda Irpina produce così il secondo trofeo più ambito al mondo, strappando agli ideatori, le gioiellerie reali Asprey di Bond Street a Londra, l’incarico di forgiarlo.

È una coppa realizzata interamente a mano, un’opera esclusiva e inimitabile, composta quasi per intero in argento.

L’ITALIA AGLI EUROPEI DI CALCIO

Quattro volte campioni del Mondo, ma una sola volta sul tetto d'Europa, nel 1968, mentre in altre due occasioni secondi ed una volta quarti.

L'Italia ha raggiunto per cinque volte le semifinali degli Europei.

L’anno dell’unica vittoria era l’anno in cui l’Italia ospitò le finali.

Nonostante la presenza in squadra di campioni del calibro di Facchetti, Riviera, Riva, Anastasi, Mazzola e Prati gli azzurri fecero molta fatica. 

La semifinale contro l’Unione Sovietica terminò in parità e, non essendoci allora i calci di rigore, fu il caso a decidere l’esito dell’incontro.

La fortuna premiò gli azzurri che conquistarono la finale grazie al lancio della monetina (un franco francese per la precisione).

La finale, che terminò sempre con un pareggio (1-1) dovette essere rigiocata.

La nazionale riuscì a imporsi per 2-0, ma la Jugoslavia rinunciò a molti suoi campioni causa infortuni.

Con la vittoria agli Europei il pallone contribuì senza dubbio a far sì che gli italiani riscoprissero l’orgoglio di sventolare il tricolore; dopo la vittoria contro la Jugoslavia, i giocatori azzurri furono persino ricevuti dal presidente della Repubblica, Saragat, conquistando anche il titolo di cavalieri. 

Con il trionfo azzurro nacque anche l’uso dei caroselli per le strade italiane: un entusiasmo condiviso che univa migliaia di tifosi.

Nel 2000 non centrammo la vittoria per colpa del “golden gol” (in caso di tempi supplementari, la prima squadra a fare gol avrebbe interrotto la gara e conquistato la vittoria) così nella finale di Amsterdam, la Francia si impose grazie alla rete di Trezeguet.

Nel 2012, negli europei di Polonia – Ucraina, l’Italia raggiunse la finale contro le furie rosse spagnole, etichettata da molti come nazionale del secolo.

Sia nel 2000 che nel 2012, come magra consolazione, Toldo e Buffon vinsero il premio come miglior portiere.

IL PRIMO CUCCHIAIO

Molti conoscono l’inventore ma magari non tutti sanno che il primo rigore a “cucchiaio” (o scavetto) fu tirato agli Europei.

Era il 20 giugno del 1976 durante la finale tra Germania Ovest e Cecoslovacchia che giunge ai rigori, proprio il primo anno che la UEFA li ha introdotti.

Hoeness sbaglia e Panenka con il primo cucchiaio mai realizzato beffa la Germania Ovest campione in carica portando il titolo in Cecoslovacchia.

Antonin Panenka stabilì ben tre primati: primo titolo europeo per la Cecoslovacchia, prima finale decisa ai rigori, primo giocatore ad assegnare il nome a un calcio di rigore.

Leggenda narra che Panenka praticasse da anni questa tecnica, scommettendo con i compagni cioccolato e sigarette al termine degli allenamenti.

Quel rigore manda in visibilio il pubblico occidentale, che mai aveva assistito a un gesto tecnico del genere. 

Il rigore alla Panenka dopo quell’exploit finisce nel dimenticatoio per qualche tempo, prima di essere rispolverato ancora una volta in un match dei campionati europei.

È il 29 giugno 2000, ad Amsterdam si sfidano Italia e Olanda per raggiungere un posto in finale contro la Francia campione del mondo.

Si va ai rigori.

Gli azzurri partono benissimo con due gol su due, gli olandesi falliscono entrambi i tiri da dischetto.

L’Italia ha un grande vantaggio che non va sperperato: sul pallone, si appresta ad andare Francesco Totti. “Mo je faccio er cucchiaio”… dopo aver pronunciato queste parole, va sul dischetto e, come Panenka 24 anni prima, beffa l’enorme portiere Edwin Van der Sar, considerato il più forte dell’epoca, con un tocco dolcissimo che fa esplodere il pubblico.

Come raccontò lo stesso capitano giallorosso, la battuta nacque dalla conversazione tra Totti, Di Biagio e Maldini al centro del campo, durante i decisivi rigori della sfida.

Nessuno di loro pensava fosse serio, invece il numero 10 romanista mantenne la promessa.

A insegnargli questa tecnica era stato Rudi Völler, il campione tedesco con un cuore da romanista.

"Se avessi sbagliato, non sarei più uscito di casa", confesserà Totti all’indomani del gol che lo consacrerà nella Hall of Fame dei calciatori indimenticabili. Sì, perché nel 2000, la Commissione di selezione della «Hall of Fame, i magnifici del calcio italiano», gli assegnerà il riconoscimento per il suo cucchiaio.

 Il “rigore alla Panenka” diventa il “cucchiaio”, e da quel momento si configura come un’arma sempre più utilizzata dagli attaccanti.

Dodici anni dopo quel rigore di Totti, un altro azzurro si rende protagonista di un cucchiaio indimenticabile: Andrea Pirlo.

Il quarto di finale di Euro 2012 tra Italia e Inghilterra termina 0-0.

Ai rigori gli azzurri vanno sotto con l’errore di Montolivo, a quel punto Andrea Pirlo deve segnare assolutamente per non far precipitare la situazione.

Dal dischetto il centrocampista non sbaglia, trafiggendo Joe Hart proprio con un cucchiaio.