L’Eurovision Song Contest è il concorso canoro più famoso del mondo, seguito da 160 milioni di persone connesse da più di 160 paesi, è anche il più importante evento televisivo non sportivo.
Nasce nel lontano 1956 a Ginevra e si partecipa per rappresentare la tv di un singolo paese.
Dalla prima edizione il concorso è stato trasmesso ogni anno senza interruzioni, fino all’edizione 2020 (sessantacinquesima della competizione) annullata a causa dell’emergenza sanitaria.
Fervono i preparativi per la nuova edizione, quest’anno in Olanda a Rotterdam, in programma martedì 18, giovedì 20 e la finale di sabato 22 maggio.
Il governo olandese ha accordato il permesso agli organizzatori di accogliere 3.500 persone all’interno dell’Ahoy Arena.
Gli spettatori saranno ammessi con un certificato di negatività a un test COVID-19. Tutti gli artisti e le loro delegazioni dovranno seguire un protocollo molto rigido.
Vediamo cosa altro c’è da sapere su questo evento tanto atteso!
NASCITA DELLA MANIFESTAZIONE
Nasce nel 1956 per iniziativa dell’EBU-UER, European Broadcasting Union, l’ente che riunisce le tv e le radio pubbliche europee.
L’idea nasce nel corso di un convegno tenutosi a Monaco nel 1955: lo svizzero Marcel Bezençon (allora direttore dell’EBU-UER) lanciò l’idea proponendo di unire i paesi europei in una competizione canora, sull’esempio del Festival di Sanremo italiano nato pochi anni prima.
Allo stesso tempo, il Gran Premio Eurovisione della Canzone (primo nome dell’evento) si proponeva come esperimento di trasmissione televisiva simultanea in più paesi.
L’idea fu approvata all’assemblea generale dell’EBU-UER tenutosi a Roma, a palazzo Corsini, il 19 ottobre 1955.
La televisione pubblica svizzera propose di organizzare il primo Grand Prix a Lugano, il successivo 24 maggio.
Vi presero parte sette paesi, tra cui l’Italia, con due canzoni a testa, cosa che avvenne solo nella prima edizione del concorso.
I paesi europei, fino a undici anni prima in guerra, potevano affrontarsi in una gara di canzoni.
L’Italia si presentò con “Amami se vuoi” di Tonina Torrielli (5°) e “Aprite le finestre” di Franca Raimondi (8°).
A seguito dello scioglimento dell’Unione Sovietica, negli anni ’90 un numero maggiore di paesi volle unirsi.
Nel 1993 e nel 1994 vi presero parte 25 paesi (record di quel tempo).
Nel 1996 fu organizzata una gara di pre-qualificazione per ridurre il numero di partecipanti da 29 a 23, fatta eccezione per la Norvegia, poiché paese ospitante e dunque automaticamente qualificato come 24° paese.
Nel 2004, per rendere il processo più semplice, fu introdotta la semifinale.
Il crescente interesse portò nel 2008 all’introduzione di una seconda semifinale, anno nel quale 43 paesi presero parte alla competizione.
L’Italia è tra i “Big 5” (insieme a Regno Unito, Francia, Germania e Spagna) e come tale ha accesso direttamente alla finale in quanto questi paesi sono i maggiori contribuenti finanziari dell’EBU (senza i quali la produzione dell’Eurovision song Contest non sarebbe possibile).
CHI PARTECIPA?
Possono partecipare al Song Contest tutti i Paesi regolarmente iscritti all’Ebu cioè tutti i paesi le cui tv pubbliche sono associate all’European Broadcasting Union (EBU).
L’artista designato può essere di qualsiasi nazionalità: è sufficiente che almeno uno degli autori della canzone sia nato nel paese in questione.
Dal 1999 è caduto anche il requisito di cantare obbligatoriamente in una delle lingue nazionali: si può interpretare il brano in qualsiasi idioma, compresi dialetti e lingue immaginarie. Formalmente, quindi, la partecipazione è estesa a tutta Europa, ma anche ad alcuni paesi del bacino del mediterraneo come Israele, Turchia e Marocco o della zona asiatica dell’ex URSS, come Georgia e Azerbaigian. Si chiama Eurovision ma quindi è chiaro che non riguarda solo l’Europa poiché comprende anche paesi non europei, come ad esempio l’Australia che partecipa in quanto paese extra-europeo dove il Song Contest ha gli ascolti più alti.
Il vincitore del Contest è scelto dal pubblico e dai giurati di ognuno dei 39 paesi che prendono parte alla gara.
È tradizione che, come la coppa America, chi vince organizzi nel proprio paese l’edizione successiva del concorso.
Nel 2015 l’Australia è ufficialmente invitata all’Eurovision come ospite d’onore per il sessantesimo anniversario della kermesse; nel caso in cui avesse vinto, il contest si sarebbe tenuto in una città europea scelta dalla SBS, radiotelevisione australiana di Stato.
La sua presenza continua negli anni a venire tanto da essere una new entry a tutti gli effetti diventando anche un modo per suggellare un’alleanza fra il vecchio e il nuovo mondo.
La partecipazione dell’Australia come concorrente dell’Eurovision Song Contest è confermata fino al 2023.
L’ASSENZA DELL’ITALIA
Nel 1974 la RAI non mandò in onda in diretta il concorso poiché il brano italiano in gara quell’anno s’intitolava Sì.
Proprio a causa del titolo della canzone, la RAI preferì questa sorta di censura perché il paese, a maggio, sarebbe stato chiamato a scegliere sul divorzio.
Il timore era che il titolo potesse influenzare l’opinione pubblica.
Lo show fu trasmesso solo a referendum svolto.
Nel 1997 la Rai decise di non partecipare più al concorso, sospendendone anche la trasmissione, motivando la scelta inizialmente adducendo motivazioni di ordine economico (costa troppo, non c’è abbastanza ritorno) e di audience troppo bassa dovuta a una mancanza d’interesse; un’assenza durata 14 anni.
L’Italia si ripresentò nel 2011 con la canzone “Follia d’amore” di Raphael Gualazzi, vincitore della categoria giovani del Festival di Sanremo.
Dal 2011 in poi cambia decisamente la percezione dell’evento in casa RAI: l’Eurovision è considerato un evento importante nei palinsesti poiché negli anni è cresciuto anche l’interesse del pubblico, non solo sul fronte Auditel, ma anche d’interazioni social (con numeri da record).
Da allora l’Italia si è ripresentata ogni anno con artisti quali Il Volo (2015) e Francesco Gabbani (2017) che vinsero il “Press Award”, il premio per la canzone più votata dalla stampa e dai media; nel 2019 con Mahmood che vinse il “Composer Award” per la miglior composizione musicale con il brano “Soldi”.
LE VITTORIE E I SUCCESSI DELL’ITALIA
Buona parte dei nostri rappresentanti all’ESC sono passati dal Festival della Canzone Italiana di Sanremo, anche se a volte la scelta dell’artista da presentare in gara era scelta internamente dalla RAI o da altri concorsi canori.
La partecipazione al contest ha portato all’Italia poche vittorie, anche a causa della lunga pausa.
I cantanti sono votati da due giurie, una popolare (tramite il televoto) e una composta da esperti, ciascuna con il peso del 50%.
Ciascun paese ha un proprio televoto e una propria giuria e nessuna delle due può votare il cantante che rappresenta il proprio paese.
Sono tanti gli artisti italiani che hanno provato a portare a casa una vittoria nella competizione internazionale, ma a riuscirci fino ad ora sono stati solo Gigliola Cinquetti nel 1964 con “Non ho l'età” e Toto Cutugno nel 1990 con “Insieme: 1992”.
Avendo vinto due volte, sono anche due le volte che la RAI ha organizzato la manifestazione; nel 1965 a Napoli e nel 1991 a Roma.
Negli ultimi anni l’interesse del pubblico è cresciuto grazie soprattutto ad alcune performance che, anche se non ci hanno portato la vittoria, ci hanno fatto fare una bella figura.
Soldi di Mahmood del 2019, ad esempio, ha scalato la classifica raggiungendo il secondo posto.
Due anni prima, Francesco Gabbani, nonostante fosse reduce da due vittorie consecutive al Festival di Sanremo (categoria giovani e big), poteva rappresentare un’ottima occasione per l’Italia all’Eurovision purtroppo tra l’incredulità di molti, la sua Occidentali’s Karma si classifica solo in sesta posizione.
Indimenticabile anche l’esibizione di Francesca Michielin che nel 2016 porta una messa in scena a tema “green” per la sua “Nessun Grado di Separazione” (seconda al Festival di Sanremo ma approdata all’Eurovision dopo che gli Stadio, vincitori, hanno ceduto il loro diritto di partecipazione).
Anche Il Volo non è riuscito a concretizzare la vittoria e nonostante il loro successo e l’apprezzamento del brano hanno conquistato solo la terza posizione.
CHI RAPPRESENTERA’ L’ITALIA?
Saranno i Måneskin, vincitori dell’ultimo Festival di Sanremo con il brano “Zitti e Buoni” a rappresentare l’Italia nel 2021.
Salgono alla ribalta nel 2017 grazie al secondo posto conquistato a X-Factor (talent musicale di Sky) e da allora hanno inanellato un successo dietro l’altro.
Il significato del nome del gruppo è “Chiaro di Luna” in danese, nazione di cui la bassista e fondatrice Victoria è originaria.
Il brano sanremese ha incontrato i favori della stampa e del televoto così per la prima volta l’Italia nell’Eurovision Song Contest punterà sul rock.
Si tratta del quinto gruppo che ci rappresenterà, dopo i Ricchi e Poveri, Matia Bazar, Jalisse e Il Volo e in particolare sono il secondo gruppo dal ritorno alla competizione nel 2011.