Quante volte il giorno passiamo davanti ad uno specchio? E’ quasi un automatismo, uno di quei gesti che facciamo senza pensarci più di tanto. Lo specchio è un oggetto di uso quotidiano che ha stimolato l’immaginazione umana, entrando nel folclore e nella mitologia di vari popoli; c’è chi lo crede magico e c’è chi lo guarda come a un qualcosa di diabolico. Il secolo che stiamo attraversando è identificato come quello dell’apparenza proprio perché l’immagine ha assunto un ruolo mai raggiunto prima: fotografie, selfie, chirurgie estetiche e plastiche sono ormai alla portata di tutti e tutti ne fanno uso e in alcuni casi anche abuso.
1 - DOVE NASCE LO SPECCHIO?
Prima della sua invenzione, gli uomini, per vedersi utilizzavano pozze, corsi d’acqua o riempivano con il liquido una bacinella. I primi specchi furono realizzati in Egitto, rappresentavano il sole ed erano considerati sacri; erano delle lastre di metallo lucidate e riflettevano, anche se in maniera grossolana, l’immagine. La mitologia greca attribuisce il primato al dio fabbro Efesto. Nel ‘500 Leonardo Fioravanti ideò una tecnica per fabbricare gli specchi utilizzando mercurio o stagno e in seguito nel 1835 il chimico Justus von Liebig creò lo specchio moderno, ricoprendo d’argento metallico una superficie di vetro. Gli specchi attuali, quelli per come li conosciamo noi, furono invece inventati solo alla fine del Medioevo, quando a Firenze scoprirono un modo per applicare una lastra di metallo dietro a un vetro (tecnica che fu perfezionata a Venezia e poi in Francia) A Venezia si creavano specchi di straordinaria qualità e molto costosi poiché veniva unita una lastra di cristallo a fogli di stagno con il mercurio come fissante.
2 - PERCHÉ LO SPECCHIO RIFLETTE LE IMMAGINI?
Non è il vetro a conferire allo specchio il potere di riflettere la luce, le immagini di oggetti, persone ecc., ma la pellicola metallica che è posta sul retro. Si tratta di un sottile strato di argento o di alluminio (in sali) steso su una superficie utilizzando particolari processi come l’elettrolisi, in modo da essere perfettamente uniforme e privo delle imperfezioni dovute all’aria.
Lo specchio è un simbolo ricorrente nell’immaginario letterario tanto è vero che è presente in molte fiabe e in diversi romanzi horror: lo interroga quotidianamente la regina cattiva di “Biancaneve e i sette nani”, lo attraversa Alice di “Alice nel paese delle meraviglie”, lo utilizza Belle de “La bella e la bestia” per vedere cosa accade ai suoi cari lontani, vi si specchia Dracula senza vedersi (lo specchio mostra la vera natura dell’anima e i vampiri, essendone “privi “, non potevano specchiarsi).
Ci sono anche specchi che si lasciano attraversare dallo sguardo, consentendo di vedere chi o che cosa si trova dall'altra parte. Avete presente i falsi specchi che si vedono nei telefilm polizieschi al momento dell’interrogatorio o del confronto all’americana o semplicemente quelli utilizzati nel Grande Fratello per riprendere gli abitanti della casa? Si tratta di specchi semiriflettenti, detti anche unidirezionali. Sono fabbricati nello stesso modo degli altri, ma l’argentatura è molto più sottile, in modo da riflettere soltanto una "porzione" della luce, consentendo invece a un’altra di filtrare. In questo modo, tutto dipende dalla parte in cui ci si trova: chi osserva dal lato illuminato più intensamente, avrà l'impressione di essere davanti a uno "specchio vero" e sarà visibile da chi si trova dall'altro lato, meno illuminato,che invece avrà la sensazione di trovarsi di fronte a una comune vetrata trasparente.
3 - PERCHE’ ROMPERLO PORTA SFORTUNA?
Lo specchio era un oggetto molto prezioso e costoso, erano prodotti con materiali come oro o argento, per cui rimpiazzarlo voleva dire affrontare una grande spesa economica tanto che ai tempi della Repubblica Veneziana furono emesse delle sanzioni pecuniarie a carico del proprietario che rompeva oggetti preziosi come gli specchi. Proprio in ragione delle sue proprietà riflettenti, lo specchio era considerato, nell’antichità, un oggetto “magico”, uno strumento capace di duplicare le persone e, soprattutto, di rifletterne l’anima; per questa ragione, si riteneva che romperlo equivalesse a ferire o a uccidere, seppure solo simbolicamente, la persona di cui lo specchio rifletteva l’immagine. La credenza secondo la quale infrangere lo specchio porterebbe sventura, potrebbe aver avuto origine proprio da questa convinzione.
Per i Romani, invece, romperne uno significava perdita economica poiché era stratificato con materie preziose, inoltre rompere uno specchio era sinonimo di salute spezzata e ci volevano ben setti anni prima di tornare sani come si era quando lo specchio era intatto ma poteva significare anche 7 anni di disgrazie! Sempre i Romani, infatti, associavano lo specchio all’anima di un defunto, e per scacciare la sfortuna erano soliti seppellire in profondità nel terreno tutti i pezzi dello specchio che era mandato in frantumi.
Come mai proprio 7 anni? Perché era considerato un numero magico. Si ritrova ovunque. Nel numero dei pianeti, nella settimana, nei Sacramenti e così via.
4 - SPECCHIO E VANITA’
“Specchio servo delle mie Brame chi è la più bella del Reame?” è questa la frase con cui Grimilde, la Regina cattiva in Biancaneve, si rivolge al suo specchio magico. L’immagine era per lei quasi un’ossessione tanto che quando scoprì, che Biancaneve sarebbe diventata più bella di lei, ne ordinò la condanna a morte. La vanità è spesso collegata al concetto del culto dell’immagine, come non ricordare in questa occasione la leggenda di Narciso.
Narciso, figlio di un Dio e di una Ninfa, cacciatore bellissimo, era un giovane incapace di amare e insensibile all’amore dimostratogli dagli altri poiché ricercava una persona bella al suo pari e non riteneva nessuno degno. I giovani rifiutati chiesero l’intervento degli Dei per punire Narciso; Nemesi perciò lo condannò a innamorarsi della sua stessa immagine. All’età di sedici anni, durante una passeggiata, s'imbatté in una conca d’acqua e, assetato, si chinò su di essa per abbeverarsi; così facendo vide, per la prima volta in vita sua, il suo volto riflesso nell’acqua, e, illudendosi di scorgere una splendida ninfa, ne rimase folgorato al punto di innamorarsene follemente. Incapace di coronare il suo irrealizzabile sogno d’amore, fece per abbracciare l’amata, ma finì col cadere in acqua, dove morì annegato e si trasformò in un fiore. Da questa storia nasce l’aggettivo “Narcisista” rivolto appunto a una persona particolarmente vanitosa e piena di sé.
5 - SPECCHIO AMICO O NEMICO?
La capacità di “Autoriconoscimento” dinanzi ad una superficie riflettente, si sviluppa nell’essere umano tra i 18 e i 24 mesi di vita, certo a quell’età il bambino non comprende che quel riflesso che vede appartiene a lui ma osserva con attenzione “l’altro bambino” studiandone i movimenti, le espressioni del viso, le posture e le azioni. Da adolescenti e adulti, la riflessione più profonda che si possa fare sulla funzione degli specchi è sempre una: davanti a uno specchio non si può nascondere la propria vulnerabilità ed ecco che sorgono dubbi, perplessità, rabbia e scoraggiamento. E’ chiaro che l’obiettivo di tutti è quello di vedersi belli, di piacere non solo a se stessi ma anche agli altri, ma ci sono giorni in cui proprio non riesci ad accettare la tua immagine riflessa. La sindrome del brutto anatroccolo colpisce tutti, o quasi, e non ci sono amici, fidanzati, mariti e colleghi che riescono a convincerci del contrario. In alcuni casi è proprio un disturbo e si chiama Dismorfismo Corporeo o Dismorfofobia: è caratterizzato dalla preoccupazione eccessiva per un difetto nell’aspetto fisico, che può essere immaginario o reale. Così mentre per alcuni trascorrere del tempo davanti ad uno specchio è un piacere per altri può diventare una vera tortura tanto da identificare questo oggetto come un nemico. Parliamoci chiaramente, è difficile accettare in tutto e per tutto la persona che lo specchio mostra, vorremmo cambiare sempre qualcosa, che sia nel volto o nel corpo, ma non possiamo associare i nostri difetti, i chili di troppo o gli inestetismi come causa della nostra non felicità. Bisogna imparare ad accettarsi e ad avere più autostima, iniziamo a puntare su valori diversi dall’esteriorità e sottolineare le nostre particolarità che al contrario dell’uniformità proposta dalla bellezza, ci possono rendere speciali. Con questo non vi stiamo invitando a lasciarvi andare completamente e a rifugiarvi in biscotti e gelato, basta solo rendersi conto che i modelli di bellezza che ci sono proposti non sono il mondo con il quale bisogna per forza confrontarsi e forse un giorno, guardandoci allo specchio riusciremo a dire alla nostra immagine “sono fiera di te”…non credete sia più importante?